“SAI DOVE CAMMINI?”
Vie e Personaggi della città!
- ONGARO, Beato Marco, VIA
- SCOTO DE’ SCOTI, calle
- CIMA Giovanni Battista, via
- BECCARUZZI Francesco, via
- MARCATELLI Giacomo, via
- SBARRA Pulzio, via
- GRAZIANI Giovanni Battista, via
- MALVOLTI Francesco Maria, via
- CARONELLI Pietro, via (ex strada del Ghetto)
- FENZI Francesco, VIA
- FABRIS Pietro, via
- MONTALBAN, Maddalena, via
- SCARPIS Pietro, via
- CARPENÈ Antonio, via
- CERLETTI, Giovanni Battista, via
- VITAL Adolfo, via
- VAZZOLER CAMILLO,via
- MASET PIETRO,via
- BENVENUTI ARNALDO,via
- ZOPPAS FRATELLI,via
- MARIN GIOVANNI BATTISTA, via
1. ONGARO, BEATO MARCO, VIA
POSIZIONE: centro storico, prosecuzione est di via XX Settembre (ex Siletto)
“SCOPRI I MIRACOLI DEL BEATO ONGARO, VICEPATRONO DI CONEGLIANO”
Frate
1197 circa – 1248
Considerato il vice patrono della città, il beato Marco Ongaro, proveniente da una famiglia di origini ungheresi, nacque in una piccola casa, scomparsa da secoli, vicino a Porta Monticano nella Ruga di Sotto, alla fine della Contrada Grande. Prese il saio da adolescente ed entrò nel piccolo convento di San Biagio dei Frati Minori sulla collina sopra l’attuale via Caronelli, fuori le mura, seguendo la regola francescana, quando ancora era vivo San Francesco d’Assisi.
Faceva il cuoco, l’ortolano, il questuante, comportandosi sempre con grande umiltà. Nel giorno di Pentecoste del 1227 accolse in convento Sant’Antonio da Padova, passato per Conegliano mentre rientrava dal Friuli.
Gli si attribuiscono diversi miracoli tanto da essere considerato già in vita meritevole della santità. In un periodo di siccità i cittadini si rivolsero a lui per intercedere con il Signore e con le sue preghiere dalla Sorbolera zampillò una copiosa sorgente ancora esistente. Nel 1233 si fece da intermediario per aiutare i coneglianesi contro l’assedio di Treviso, apparendo per la prima volta sulle mura. Un episodio simile avvenne quando ormai era morto da tempo: nel 1337, invocato dai coneglianesi in grave difficoltà nel difendersi contro Trevigiani e Scaligeri dopo anni di assedio, riuscì a fargli ottenere una vittoria insperata. Una fonte racconta “Avendo le loro insegne ostili sulle mura della città, vedendo apparire il fraticello, coperto di povere vesti, ma raggiante di luce sfolgorantissima, atterriti si ritirarono”.
Nella navata a destra del Duomo di Conegliano sono tuttora conservate in una teca le reliquie del Beato Marco Ongaro.
2 SCOTO DE’ SCOTI, calle (detta Calle degli Asini)
“IL NOSTRO SUPEREROE”
POSIZIONE: centro storico, da Porta Monticano al Castello
Capo congiura
XIV secolo
Fino al 1946 questa via fu chiamata Calle degli Asini in ricordo della vittoria sui Trevigiani del 1233 quando gli sconfitti, come smacco, furono costretti a portare i vincitori sulla schiena salendo per la mulattiera fino in Castello.
Nel dopoguerra cambiò intitolazione e venne dedicata a Scoto de’ Scoti, influente personaggio coneglianese del XIV secolo. Nel 1329 capeggiò la missione diplomatica che offrì Conegliano a Mastino della Scala, signore di Verona, ma gli Scaligeri subissarono la città con tasse insostenibili e Scoto preparò la sollevazione, che avvenne il 26 marzo 1337. Scoto partì poco dopo con una delegazione per Venezia offrendo la città alla Repubblica che accettò la sua dedizione il 4 aprile inviando come primo podestà Pietro Zen. Nel 1339 si diffuse il timore che Venezia volesse affidare Conegliano all’acerrima nemica Treviso e, per evitarlo, Scoto chiese protezione al Patriarca di Aquileia, costringendo la Serenissima ad assicurare alla città l’indipendenza che restò così sotto al suo dominio fino al 1356.
3 CIMA Giovanni Battista, via
“LA NOSTRA SUPERSTAR E SUO FIGLIO SEBASTIANO”
POSIZIONE: centro storico
1459 – 1517
PITTORE
E’ stato un pittore rinascimentale italiano originario di Conegliano, discepolo di Giovanni Bellini, uno dei più importanti artisti del Rinascimento. Sulla nascita, vita privata, infanzia e formazione si sa pochissimo visto la carenza di fonti. Di certo c’è che suo padre si chiamasse Pietro ed era un cimatore di panni; nel 1489 si trasferì a Venezia dove aprì una bottega. Anche se visse tutto il resto della vita a Venezia, a Conegliano trascorreva ogni estate. La sua produzione artistica si distingue per un raffinato classicismo e per l’uso di colori caldi e luminosi, influenzata anche da altri maestri come Antonio Vivarini, Vittore Carpaccio, Giorgione e Marco Palmezzano. Lo stile di Cima da Conegliano si caratterizza per la composizione armoniosa, l’uso di colori chiari e caldi e una definizione spaziale ben strutturata. Le sue figure, pur mantenendo una certa idealizzazione, presentano una dolcezza e una semplicità che le rendono accessibili e coinvolgenti. Fu capace di combinare spiritualità, paesaggi armoniosi e luce serena nelle sue opere. Viene talvolta definito “il pittore della luce tranquilla“ per il suo modo di trattare l’illuminazione naturale. Si ritiene che nelle sue opere si raffigurasse come Giovanni Battista. Cima ebbe un figlio di nome Sebastiano.
Famose sono le sue rappresentazioni sacre con personaggi biblici e santi e in particolare per le immagini devozionali della Madonna e le Sacre Conversazioni. Tra le sue opere più celebri si annoverano:
- Madonna dell’Arancio (1496), dell’Accademia di Venezia
- Madonna col Bambino (1504-1505), National Gallery di Londra
- Madonna col Bambino in trono tra i santi Giacomo e Girolamo (1489),Pinacoteca Civica, Vicenza.
- San Giovanni Battista tra i santi (1493-95), Chiesa della Madonna dell’Orso
UNA CURIOSITA’…
Il nome “Cima” deriva da “cimatore”, mestiere legato alla produzione del filato di lana, attività tipica della zona di Conegliano e della vicina Vittorio Veneto. Questo legame con la tradizione locale si riflette anche nelle sue opere che spesso incorporano elementi paesaggistici e architettonici riconoscibili del territorio veneto.
4 BECCARUZZI Francesco, via
“CERCA GLI AFFRESCHI DEL BECCARUZZI, CHIEDI INFORMAZIONI AGLI ALPINI DEL GRUPPO CITTA’“
POSIZIONE: centro storico
1492 – 1562
PITTORE
Nato a Conegliano da una famiglia di calzolai, è considerato il maggior pittore coneglianese dopo Cima da Conegliano e l’erede della sua arte, rielaborata attraverso uno stile più tardo e personale.
Pittore tardo-rinascimentale, attivo durante la transizione tra il classicismo e le nuove tendenze manieriste, si formò nella Bottega del Cima per poco tempo e successivamente lavorò con Giannantonio de Sacchis detto il Pordenone, il maggiore pittore friulano operativo Treviso. Anche il Beccaruzzi si trasferì in questa città, vivace dal punto di vista artistico-culturale, stabilendosi qui per il resto della vita.
Dipinse soprattutto pale d’altare e tra i suoi soggetti preferiti raffigura spesso la Madonna, San Marco, San Sebastiano, San Rocco, molto richiesti dopo le epidemie, utilizzando colori terrosi, rossi profondi, blu carichi e oro, con giochi di luce raffinati.
Tra le sue opere più famose: San Francesco riceve le stimmate e santi (1545), conservato nel nel duomo di Conegliano, una Madonna col Bambino in trono tra i santi Giovanni Battista e Francesco che si trova nella chiesa della Madonna delle Grazie a Conegliano e Ritratto di donna con cane (1545-1555) esposto a Bergamo all’Accademia Carrara.
5 MARCATELLI Giacomo, via (ex via della Campana)
“MARCATELLI E IL MISTERO DELLA BIBLIOTECA SCOMPARSA”
POSIZIONE: centro storico, da porta San Polo e ponte del Pidocchio a via XX Settembre
Medico, filosofo e filantropo
1550 – 1603
Giacomo, nobile esponente della famiglia Marcatelli, dottore in medicina e filosofia, fu una figura molto influente e attiva in città nella seconda metà del XVI secolo. Storico e insigne filantropo, alla sua morte nel 1603 lasciò un lungo e dettagliato testamento con le sue disposizioni testamentarie in favore dei poveri del Monte di Pietà e di altre istituzioni religiose, compresa la sua casa nella Contrada verso porta Monticano, progressivamente disattese e dimenticate…
Al Comune di Conegliano donò una spettacolare biblioteca di 5.000 volumi specificando che i libri dovevano essere inventariati e custoditi in una sala a disposizione di chi volesse leggere o studiare. Previde anche un fondo per sostenere la “libreria Marcatella” e il conservatore che ne aveva cura, ma già alla fine del ‘700 iniziò la sua “sparizione”. Il Botteon nei primi del ‘900 mise nero su bianco che riuscì a recuperarne solo una trentina che affidò all’Archivio Vecchio. È sempre lui a ricordare che negli uffici del Monte di Pietà vide il famoso ritratto di Giacomo Marcatelli, una tela della fine del Cinquecento citata nel testamento, anche questo sparito nel ‘900.
6 SBARRA Pulzio, via
“Un influencer d’altri tempi”
POSIZIONE: centro storico, a est del Teatro Accademia
NOBILE E INTELLETTUALE
1560 – 1626
Nato da una delle famiglie più in vista di Conegliano, detti Colbrusado, erano importanti notai. Pulzio Sbarra fu celebre matematico e apprezzato autore di versi. Nel 1587, per sua iniziativa, fu fondata l’Accademia degli Incamminati, sostituita da quella degli Aspiranti nel 1603: un istituto culturale che si evolverà per volere della Repubblica di Venezia nel 1769 in Accademia Agraria, diventando il punto di riferimento per la viticoltura della zona, già fiorente. Di entrambe le Accademie era tra i membri più autorevoli. Fu stimato anche per la dedizione alle cose pubbliche e nel 1619 venne decorato con degli speroni d’oro.
Altrettanto celebre fu la sorella Lucchesia, esempio al femminile di intellettuale. Nel 1610 pubblicò una raccolta poetica, contribuendo così al alimentare il panorama culturale dell’epoca, diventando nota soprattutto a livello locale. Questo aspetto letterario della famiglia è piuttosto interessante, aprendo uno spiraglio sulla cultura umanistica e rinascimentale della società veneta all’epoca. Tra le opere da ricordare appaiono una apprezzata ottava dal titolo ”Immortal compagnia di dame e di eroi” e un volume di rime, composte verso il 1610, con un sonetto dedicato alla morte del piccolo figlio Giovanni Battista.
UNA CURIOSITA’…
Un articolo di Dennis Rhodes riporta che anni fa, sugli scaffali del British Museum, fu scoperta fortuitamente una decina di opuscoli scritti da Pulzio Sbarra e successivamente fu rinvenuto un volume di Rime di Lucchesia Sbarra. Ma com’è possibile che questi opuscoli coneglianesi siano finiti a Londra? Il motivo non è noto, si sa solo che, a inizio Ottocento, questi opuscoli – parte di un gruppo di volumi – fu venduto al British Museum senza altre indicazioni.
7 GRAZIANI Giovanni Battista, via
“GRAZIANI E LE CRONACHE DEGLI INVASORI”
POSIZIONE: Costa Bassa, traversa a sinistra di via Lourdes
Storico, provveditore agli alloggi
1724 – 1803
Appartenente a una nobile famiglia, Giovanni Battista Graziani, molto influente a Conegliano, fu storico e paleografo. Grazie alle sue testimonianze dirette raccolte nel “Diario del passaggio di truppe per Conegliano dal 1796 al 21 giugno 1801” quando era provveditore agli alloggi, si possono ricostruire nel dettaglio pagine importanti della storia cittadina. Egli infatti aveva conoscenza diretta di quanto accadeva per il ruolo che ricopriva occupandosi dell’acquartieramento dei soldati, della requisizione di cibo e di tutto ciò che serviva per foraggiare l’esercito. I suoi dettagliati resoconti nelle cronache sono conservati all’Archivio cittadino.
Era anche studioso di materie agrarie e membro autorevole dell’Accademia Agraria. Proprio in una delle riunioni nel 1788 lesse una memoria sulla coltivazione dell’olivo sui colli coneglianesi.
8 MALVOLTI Francesco Maria, via
“MALVOLTI E LE LUNGHE SERATE IN COMPAGNIA”
POSIZIONE: la via che congiunge via Cadore con via Fenzi dietro la zona di San Martino
1725 – 1807
Storica famiglia coneglianese di nobili origini, il palazzo di famiglia si trova all’angolo con via Madonna. In tempi difficili quali furono in particolare quelli dopo il 1775, Francesco Malvolti aveva tenuto viva una tradizione di ospitalità, gusto e amore per le arti.
Gli eventi noti della sua vita sono quelli legati alla storia di Conegliano mentre della sua famiglia è noto che si sposò ed ebbe molti figli (fra questi Giuseppe, ingegnere militare e civile, che costruì un ponte sul Piave alla Priula e sistemò la strada di Alemagna da Serravalle verso il Cadore).
Uomo di spirito e buon musicista (suonava il violino), amava intrattenere gli ospiti nella sua dimora dispensando buona musica. Alle serate partecipavano amici che erano stati aggregati all’Accademia letteraria degli Aspiranti fondata a Conegliano nel 1603 da Pulzio Sbarra. L’Accademia, riformata nel 1769, aveva assunto la nuova denominazione di Accademia Agraria e di essa il Malvolti fu più volte presidente.
Si ricorda un suo elogio della pittura e della poesia drammatica, di scarso valore critico ma di effetto, secondo lo stile dell’epoca. Egli possedeva una notevole raccolta di incisioni e una di opere musicali, una “non copiosa ma scelta” collezione di classici, alcuni buoni dipinti tra i quali “un paese” eseguito per lui nel 1793 da Pier Antonio Novelli. Nel 1773 ebbe l’incarico dal governo veneto di redigere un elenco delle pitture esistenti in Conegliano e nel suo territorio. Chiese allora ai singoli parroci e priori quali opere fossero conservate nelle chiese e nei conventi e, dopo aver compiuto un sopralluogo, scrisse un resoconto manoscritto (Archivio di Stato di Venezia Inquisitori di Stato, busta 909), ancora oggi di riferimento per gli studiosi.
Nel 1797 fece parte di una delegazione, insieme ai nobili conte Ernesto Montalban, conte Pietro Caronelli e G. Andrea Concini, incaricata di rinnovare alla Repubblica il giuramento di fedeltà. Il 15 gennaio 1798, precipitata la situazione e mutate le condizioni politiche, accolse con altri cittadini il generale austriaco Klenau alla Porta Monticano per consegnargli le chiavi della Città.
9 CARONELLI Pietro, via (ex strada del Ghetto)
“CARONELLI E LE SUE VISIONI AGRARIE FUTURISTICHE”
POSIZIONE: centro, da via Marconi a viale Gorizia
Avvocato, agrario, letterato
1736 – 1801
Pietro Caronelli è una delle figure più insigni del Settecento coneglianese: uomo dalla mente versatile e brillante, precursore dei tempi, introdusse una visione scientifica delle discipline agrarie che si sarebbero radicate nel nostro territorio di lì a breve.
Di origini aristocratiche, si laureò in Legge a Padova ed esercitò per diverso tempo la professione di avvocato, ma un’eredità lo sollevò da quell’incombenza permettendogli di dedicarsi alle sue passioni letterarie, filosofiche e soprattutto agricole. Appartenente all’Accademia degli Aspiranti, diventò presidente nel 1766 e iniziò un programma di adeguamento alla modernità, riscrivendo lo Statuto insieme ad altri quattro studiosi. Durante gli incontri si trattavano tematiche letterarie, ma soprattutto argomenti connessi a ricerche e studi sulle attività agricole. In questa direzione va uno dei suoi scritti più importanti “Sulla istituzione agraria della gioventù” del 1789. I Provveditori sopra i beni inculti lo indicano come meritevole per il titolo di conte, data la sua fama attestata in tutta la Serenissima sia per l’autorevolezza scientifica sia per le sperimentazioni pratiche. Collaborò con alcune riviste nazionali, portando gli esempi coneglianesi.
Quando si ritirò a vita privata, creò nella sua tenuta al Gai una sorta di modello agricolo ideale dove mettere in pratica i dettami di nuove tecniche di coltura puntando sull’istruzione pratica dei giovani, ma non riuscì a sviluppare il suo progetto essendo spirato di lì a poco nel 1801.
La via gli venne intitolata nel 1910 per “venir tolto da un ingiusto oblio”.
10 FENZI Francesco, VIA
“FENZI E IL SUO GRANDE CUORE”
POSIZIONE: centro, da piazzale San Martino a via Malvolti
Filantropo
1794 – 1870
Francesco Fenzi, appartenente a un’antica famiglia nobile di origini fiorentine da tempo radicatasi in città, lasciò il suo notevole patrimonio in eredità a Conegliano facendo in modo di legare il lascito a una casa di riposo per ospitare anziani indigenti.
I suoi beni che comprendevano una dimora a Conegliano, una a Codogné e terreni sempre a Codogné e a Costa con case coloniche per un totale di circa 42 ettari, andarono al Monte di Pietà, ente che faceva parte della Congregazione di Carità.
Con questa importante eredità il Comune istituì Casa Fenzi, inaugurata il 24 febbraio 1872 in una parte dell’ex convento di San Francesco e vi ospitò otto anziani, successivamente trasferitasi nella sede dell’Ospedale e dal 1881 in una struttura nell’attuale via gli è stata intitolata prima di trovare ubicazione più recente in viale Spellanzon.
11 FABRIS Pietro, via
“FABRIS, PATRIOTA, RICCO DI INGEGNO E VOLONTA’ “
POSIZIONE: parallela di via Lourdes con l’entrata di fronte Hobby Casa.
PATRIOTA
1803 – 1867
Insigne figura del suo tempo, Pietro Fabris per oltre un ventennio tenne il seggio podestarile e nel 1867 venne nominato primo rappresentante al Parlamento Nazionale per il Veneto. Ciò che maggiormente lo distinse fu il suo patriottismo: organizzatore ardito e instancabile, partecipò ai moti del 1848 e pur consapevole della temeraria impresa, si recò a Venezia presentandosi al governatore austriaco Palffy intimandogli la resa della città. La richiesta gli fu concessa. La sua morte è stata onorata da unanime plebiscito di stima e di amore. Lo stesso Presidente del Consiglio dei Ministri si associò al cordoglio, esprimendo le condoglianze del Governo e facendosi rappresentare ai funerali.
12 MONTALBAN, Maddalena, via
“LA RIVOLUZIONARIA DI CASA MONTALBAN”
POSIZIONE: a Collalbrigo dietro la Pianca school
1830 – 1869
PATRIOTA E NOBILE
Di illustre famiglia che annoverò fra i suoi membri vescovi, condottieri e storici, Maddalena Montalban andò sposa ad Angelo Comello, patriota e cospiratore, che si distinse nel 1848-49, durante l’assedio di Venezia e che, caduta questa, era stato costretto col fratello Valentino a prendere la via dell’esilio.
Bella, fiera, animosa, Maddalena aveva fatto della sua villa di Mottinello e del palazzo Comello di Venezia il recapito dei cospiratori veneti e si era prodigata a diffondere opuscoli e ordini trasmessi dal comitato di Torino, raccogliendo fondi per la causa nazionale.
Paolo Borella, illustre letterato e statista, la definì: “donna magnanima preparatrice della italica redenzione”.
Nel 1849, stremata Venezia dal lungo assedio, il suo palazzo si trasformò in ospedale, e Maddalena acquisì il ruolo di infermiera e consolatrice.
Nel 1860 sfidò impavida la rappresaglia politica e inviò a Garibaldi una spada con incise le parole: “da terra, dal mare o da qualunque luogo tu venga: Venezia ti aspetta”.
Nel 1863la sua casa fu perquisita e Maddalena venne accusata di alto tradimento, arrestata e condannata. Scontò in parte la pena nelle carceri di S. Marco e della Giudecca. Liberato il Veneto e cadute le accuse nei suoi confronti, esultò tra imponenti onoranze. Ricevette successivamente la visita del Sovrano che le regalò un anello con le sue iniziali, e di Garibaldi che le rese omaggio con le più lusinghiere espressioni.
Il 31 maggio 1869, sconfitta da sofferenze fisiche, aggravate da quelle della prigionia, morì.
13 SCARPIS Pietro, via
“SCARPIS, UN CONEGLIANESE NELLA SPEDIZIONE DEI MILLE”
POSIZIONE: parella di via Lourdes
PATRIOTA E GARIBALDINO
1832 – 1900
Nato da Carlo e Teresa Cappelletto, originari di Trichiana, nel 1848 Pietro Scarpis, appena sedicenne, cominciò a mostrare i suoi fervidi sentimenti patriottici fuggendo dal collegio di Belluno, dove la famiglia lo aveva mandato a compiere i primi studi, per recarsi a prendere parte alla difesa di Venezia. Raggiunto dal suo insegnante dovette rinunciare al suo nobile proposito e , pur manifestando entusiasmo per la causa italiana, terminò tranquillamente gli studi.
Laureato in giurisprudenza a Padova, tentò di raggiungere il Piemonte per offrire la vita alla causa patriottica. Mentre attraversava con alcuni compagni il Mincio, una cannonata delle sentinelle austriache lo colpì al ginocchio e ancora una volta fu strappato al suo sogno.
Tornò dalla famiglia e una volta guarito poté raggiungere il Piemonte dove si arruolò nell’Esercito Italiano. Poco dopo disertò per correre con tanti altri a Genova dove Garibaldi stava organizzando la spedizione dei Mille. Fu uno dei 3 coneglianesi che presero parte all’impresa; gli altri erano Marin e Pilla.
In tutte le battaglie al Sud combatté con eroismo e audacia. Terminata la campagna si costituì spontaneamente alle autorità piemontesi e fu messo in carcere nel 1861 dopo che il tribunale militare di Torino lo condannò a un anno di prigionia. Quattro mesi dopo ricevette la grazia da parte del sovrano e fu scarcerato; così tornò con i garibaldini.
Per il suo valore venne premiato con la nomina a luogotenente della brigata Sacchi durante la spedizione dei Mille; successivamente. sempre come luogotenente nel reggimento dei volontari italiani. seguì Garibaldi in Tirolo. Il 25 agosto 1867 fu nominato maggiore della guardia nazionale e compiuta l’Unità, si dedicò al lavoro di notaio.
14 CARPENÈ Antonio, via
“CARPENE’: PROMOTORE DI INNOVAZIONE E SOSTENIBILITA’ AGRARIA E VITINICOLA “
POSIZIONE: via a est di Borgo Madonna
CHIMICO E ENOLOGO ILLUSTRE
1838 – 1902
Antonio Carpenè, pioniere dell’enologia italiana, nacque a Brugnera il 17 agosto 1838 da una famiglia di ingegneri. Trascorse la sua infanzia a Belluno e successivamente si trasferì a Conegliano con la famiglia. Nel 1858 si iscrisse all’Università di Padova, ma i moti del 1859 risvegliarono in Antonio l’amor di Patria inducendolo a trasferirsi in Piemonte e ad arruolarsi nell’armata sabauda. Ben presto deluso dall’immobilismo della situazione politica, abbandonò il Regio Esercito e aderì alla missione garibaldina prendendo parte alle battaglie per l’Indipendenza dal giogo asburgico, riuscendo però a partecipare soltanto alla seconda spedizione fino alla battaglia del Volturno. A seguirlo nella spedizione garibaldina fu anche il fratello Giuseppe.
Completata l’Unità, si diplomò in Farmaceutica a Pavia e successivamente si iscrisse alla Facoltà di Scienze nel medesimo Ateneo. Laureatosi in Chimica, divenne docente. Accanto all’insegnamento sviluppò l’applicazione della chimica all’agricoltura e fu tra i precursori delle cattedre ambulanti d’agricoltura, che avevano come obiettivo la diffusione della conoscenza e della cultura vitivinicola, affinché il territorio e la sua popolazione potessero sfruttare al meglio le risorse di cui disponevano e dunque progredire economicamente verso un maggior benessere. In questo modo insegnò ai contadini come superare lo stato di arretratezza agricola, rinnovando gli antiquati sistemi di coltivazione della vite che furono superati con l’adozione delle migliori tecniche di gestione della vigna per renderle maggiormente produttive e sostenibili. Tuttavia, dopo la liberazione del Veneto Carpenè abbandonò l’insegnamento per fondare e dirigere nel 1868 la Società Enologica Trevigiana, oggi conosciuta come Carpenè Malvolti. Fu tra i primi a credere nel potenziale del Prosecco come vino spumante, utilizzando il vitigno Glera. Nel 1924, la sua famiglia introdusse per la prima volta in etichetta la dicitura “Prosecco Spumante Amabile dei Colli di Conegliano”, anticipando di oltre 45 anni il riconoscimento della Denominazione di Origine .
Carpenè perfezionò anche il metodo di spumantizzazione, sviluppando un processo simile al metodo Champenoise, ma adattato alle caratteristiche locali, noto oggi come Metodo Charmat. Collaborò con Cerletti, padre fondatore della scuola enologica e insieme a lui nel 1876 fondò a Conegliano la Scuola di Viticoltura ed Enologia, la prima nel suo genere nell’Italia post-risorgimentale e una delle prime a livello europeo.
15 CERLETTI, Giovanni Battista, via
“CERLETTI E LA PRIMA SCUOLA ENOLIGICA D’ ITALIA”
POSIZIONE: quartiere di Parè
Ingegnere, enologo e pioniere
1846 – 1906
Di famiglia borghese agiata, Giovanni Battista Cerletti ebbe un’ottima istruzione. Dopo essere stato volontario con Garibaldi nel 1866 e ferito a Monte Suello, si laureò in ingegneria a Milano nel 1869 ma in seguito, spinto da una particolare vocazione, si appassionò agli studi enologici. Studiò anche a Vienna e a Parigi con Louis Pasteur approfondì le ricerche sui problemi di fermentazione relativi al vino e alla birra.
Nel 1874 assunse la direzione degli Annali di Viticoltura e di Enologia, ai quali fece succedere nel 1877 la Rivista di Viticoltura e di Enologia di Conegliano.
Nel 1875 partecipò con Antonio Carpenè , Antonio Caccianiga e G.B. Bellati, alla vivace campagna per l’istituzione in Italia di Scuole Enologiche.
Nel 1876 fu chiamato alla direzione della scuola di Viticoltura ed Enologia di Conegliano, fondata nello stesso anno, che iniziò i corsi nel 1877. Fu la prima scuola enologica in Italia; al suo interno vi erano professori di primo piano della scena nazionale in ambito scientifico che erano amici anche fuori dal lavoro con Cerletti: il botanico Giuseppe Cuboni, colui che avvicinerà il figlio di Cerletti, Ugo, alla scienza (fu inventore dell’elettroshock), e Giovanni Battista Grassi, famoso studioso della malaria.
Il Cerletti fu anche autore di numerose pubblicazioni tra cui si ricordano per l’interesse suscitato ”Costruzione enotecniche e vasi vinari” del 1885 e
16 VITAL Adolfo, via (ex Acquette)
POSIZIONE: Campolongo, da via Sauro a via Ca’ di Villa
Professore, storico e paleografo
1873 – 1944
Esponente della Comunità Ebraica e profondo conoscitore della storia coneglianese, Adolfo Vital è ancora oggi una delle sue più illustri e amate figure di riferimento.
Laureato in Lettere all’Università di Padova, la sua famiglia possedeva un negozio di ferramenta e casalinghi, passato nel 1931 ad Antonio Morassutti in via Cavour, dove c’era il palazzo di famiglia ricordato tutt’ora da un’iscrizione.
Insegnò in diverse scuole del territorio e fu direttore dell’istituto tecnico Cima dal 1925 fino al 1930, poi si ritirò per uno sgarbo che aveva subito. Dedicò agli studi e alle ricerche il resto della sua vita, diventando una colonna portante della cultura coneglianese, promotore di varie iniziative tra le quali il rinnovamento della nomenclatura delle vie cittadine. Nel 1922 fu nominato conservatore dell’Archivio Storico di Conegliano e nella saletta all’ultimo piano del Municipio di piazza Cima trascorse molti anni, fino al consolidarsi del fascismo.
Nell’ultimo anno della sua vita, gravato da un pessimo stato di salute e braccato dai “cacciatori di ebrei”, trovò rifugio in una casa di via Settembrini dove morì nel 1944. Al suo funerale parteciparono in pochi a causa del delicato momento storico, ma alcuni suoi amici come monsignor Emilio Antoniazzi vollero presenziare, se pur di nascosto, alla sua sepoltura nella sezione ebraica del cimitero di San Giuseppe, dove tuttora riposa.
17 VAZZOLER Camillo, via
POSIZIONE: località Campidui
Imprenditore, benefattore
1897 – 1977
Combattente nella Prima Guerra Mondiale, dopo la disfatta di Caporetto Camillo Vazzoler fu fatto prigioniero e rinchiuso nel campo di Sopronnjék, vicino all’attuale confine tra Ungheria ed Austria. Grazie alla sua buona conoscenza del tedesco organizzò l’evasione portando con sé due commilitoni e, travestiti da militari austroungarici, riuscirono ad attraversare tutta l’Austria raggiungendo la Svizzera per rientrare in Italia, dove furono accolti trionfalmente.
Insieme al fratello lavorò presso l’azienda dello zio Carlo Aliprandi nella zona dell’attuale piazza Calvi, che vendeva alimentari e petrolio lampante. Rilevata l’azienda dello zio nel periodo della ricostruzione del primo dopoguerra, potenziò il ramo dei carburanti costruendo il primo deposito di Conegliano (nella zona che poi è stata destinata al condominio Shopping Center) e i primi distributori di benzina. A oggi l’azienda è ancora della stessa famiglia e in attività con le stazioni di servizio Energyca.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, militarmente congedato dopo la Prima, ha diretto l’ospedale di Conegliano.
E’ stato presidente dell’Istituto Case Popolari di Conegliano; presidente dell’Associazione Commercianti; presidente della Cartopiave Spa.
Identificata la casa natale di Gian Battista Cima, l’ha comprata, restaurata e donata alla collettività con la creazione dell’omonima fondazione, del quale è stato il primo presidente. E’ stato promotore della prima mostra del Cima da Conegliano nel 1962, al Palazzo dei Trecento a Treviso, curata da Carlo Scarpa e ha costruito e finanziato la Colonia Vazzoler a Pieve di Cadore per i bambini della nostra zona, donata al Patronato scolastico di Conegliano. Ha promosso e finanziato la ristrutturazione del Duomo di Conegliano e della Pala del Cima.
La sala al piano terra del Museo del Castello di Conegliano è intitolata ad Alessandra Vazzoler, sua primogenita scomparsa prematuramente, in segno di ringraziamento per aver finanziato l’ampliamento del museo e per le opere donate.
Il rifugio Mario Vazzoler nell’agordino, del CAI di Conegliano di cui Camillo era socio fondatore, è stato intitolato alla memoria del fratello deceduto da giovane in un incidente stradale. Ha inoltre aiutato a realizzare il rifugio Torrani, sempre del CAI di Conegliano, intitolato alla memoria della cognata perita sotto una valanga.
Amava dire che nel mondo, tra tutti i continenti, l’Europa era il più bello; tra tutti gli stati d’Europa, l’Italia il più bello; tra tutte le regioni d’Italia, il Veneto la più bella; tra tutte le città venete, Conegliano era la più bella, quindi… Conegliano è la città più bella del mondo!
Onorificenze:
- Croce al Valor Militare
- Cavaliere della Repubblica
- Commendatore della Chiesa
18 MASET Pietro, via
POSIZIONE: da via Matteotti a via Stadio
Capitano degli Alpini
1911 – 1945
Martire della libertà e Medaglia d’Oro al Valore Militare, Pietro Maset è uno degli esempi di coraggio e dedizione più amati dal corpo degli Alpini. Al suo nome è stata dedicata una sezione degli Alpini di Conegliano.
Nato a Scomigo, si impegnò come militare negli Anni ’30, tanto da ricevere la sua prima croce al merito di guerra e la medaglia commemorativa nel 1937 per le operazioni in Africa Orientale. Congedato si dedicò all’insegnamento, ma fu richiamato nel 1939 e spedito sul fronte greco dove affrontò il nemico con coraggio ed eroismo tanto da meritarsi una prima medaglia di bronzo al V.M., una seconda e una terza in argento per il suo impegno sul fronte russo.
Dopo l’8 settembre il capitano, detto “Maso”, sfuggì alla cattura e aderì alla prima divisione Partigiana Osoppo Friuli, ma fu ucciso a Budoia durante un combattimento il 12 aprile 1945.
Nella motivazione che accompagna l’assegnazione della Medaglia d’Oro al V.M., conferitagli alla memoria, si legge: “si batté da eroe infliggendo al nemico gravissime perdite finché, colpito mortalmente in fronte, cadde fulminato tramandando la sua memoria alla leggenda”.
19 BENVENUTI Arnaldo, via
“UN MUSICISTA A CONEGLIANO”
POSIZIONE: parallela di via Lourdes
MUSICISTA E COMPOSITORE
1912 – 1942
Fin da giovane, Arnaldo Benvenuti mostrò un enorme talento musicale e a soli dieci anni entrò al Conservatorio di Venezia, dove iniziò a studiare pianoforte, proseguendo al Conservatorio di Milano sotto la guida della maestra Erminia Foltran Carpenè, fondatrice della scuola pianistica di Conegliano. Sempre a Milano, nel 1929, conseguì il Magistero in pianoforte e nel 1934 si diplomò con il massimo dei voti e lode.
In quegli anni iniziò la sua attività concertistica come pianista solista, ma anche in duetto con il fratello violinista Mario, oppure in quartetto; non si fecero attendere le composizioni che diresse personalmente riscuotendo ottimi giudizi della critica e premi.
Dopo gli studi, insegnò presso la Scuola Musicale del Collegio “Dante Alighieri” a Conegliano.
Compose brani per pianoforte e orchestra, tra i quali “Re Peste”, “Rapsodia”, “Tema con variazioni” , “Piccola suite” per cinque strumenti e “Concerto per sei violoncelli”.
A soli 26 anni, fu nominato docente di teoria e solfeggio al Conservatorio di Firenze.
Prese parte alla IV Mostra Internazionale Veneta di Musica Contemporanea e nel 1942 rientrò a Conegliano a seguito dell’inoltro della domanda di trasferimento a Venezia per la cattedra di pianoforte al Conservatorio Benedetto Marcello. Purtroppo in quell’anno, a seguito di difficoltà respiratorie morì per un ascesso alla gola a soli trent’anni, lasciando la moglie e la figlia Noemi.
IL PROGETTO
A volte, passeggiando in città, non siamo a conoscenza del personaggio storico al quale è intitolata la via che stiamo percorrendo e, con questo spirito curioso, nell’ambito dei laboratori “Che bella idea!” promossi nelle scuole da Savno, ha preso forma l’installazione che abbiamo chiamato “Sai dove cammini?” e che dedichiamo a coloro che, mediante atti eroici, artistici o filantropici hanno lasciato un segno indelebile per Conegliano.
Nell’ambito di “Ricreiamo Conegliano”, che ha il supporto e il patrocinio dell’Amministrazione del Comune di Conegliano, Savno e partner privati ed è realizzato dall’Associazione il Pesco, in collaborazione con Scuole e Associazioni della città come la Piccola Comunità Onlus, abbiamo creato un’opportunità espositiva unica trasformando le vetrine di un grande negozio chiuso in uno spazio dedicato alla storia della città.
Questo intervento non si limita a mettere in mostra i personaggi illustri della città; esso coinvolge attivamente gli studenti delle scuole, stimolando la loro curiosità nei confronti della storia e incentivando la creatività attraverso la realizzazione di cornici artistiche con materiali di recupero. L’iniziativa promuove così un collegamento diretto alle informazioni storiche, accessibili tramite QR code, permettendo a chiunque si sofferma ad apprendere di più sui contributi di tali figure al nostro patrimonio culturale.
Le ricerche storiche: un impegno condiviso
Un’idea significativa non può prescindere da una solida base informativa e storica. Pertanto, per la parte di ricerca storica, abbiamo coinvolto la Dott.ssa Chiara dall’Armellina. La sua capacità di narrare storie e aneddoti ha dato vita ai personaggi di Conegliano, offrendo uno spunto prezioso non solo per gli studenti, ma per tutti i partecipanti all’iniziativa. A supporto della Dott.ssa dall’Armellina, Francesco Bello, un promettente studente universitario laureando in storia, ha potuto ampliare le proprie conoscenze recandosi nelle biblioteche e negli archivi storici, rendendo questa esperienza formativa particolarmente significativa.
I personaggi: un viaggio nella creatività
Per ricreare l’identità visiva di alcuni personaggi storici per i quali non esistevano immagini documentabili, abbiamo collaborato con l’artista professionista Franco Corrocher. Le sue illustrazioni sono state colorate dagli studenti delle classi prime della Scuola Media F. Grava, sezioni A, B, C, F, G, con l’aiuto degli insegnanti, dopo aver avuto l’opportunità di leggere le ricerche storiche. Nel caso del reperimento di immagini, sono stati gli studenti delle scuole a reinterpretare totalmente i personaggi.
La sostenibilità ambientale e sociale
I ragazzi hanno creato la cornice per la loro “opera” riutilizzando carta destinata al macero, per gli allestimenti esterni, invece, ci siamo avvalsi di stampe su pannelli che una volta tolto l’allestimento saranno ritagliati per rinascere sotto forma di complemento d’arredo artigianale ed espressione di economia circolare. Altri materiali provenienti dalla filiera industriale sono stati utilizzati per i supporti.
Inclusione sociale: un valore aggiunto
La creazione degli allestimenti ha visto il coinvolgimento esperti insieme agli ospiti della Piccola Comunità Onlus. Questo approccio non solo favorisce un maggiore apprendimento dei giovani partecipanti, ma permette anche di avvicinare i ragazzi alla bellezza della conoscenza e della cura degli spazi comuni, riflettendo sull’importanza del miglioramento collettivo.
Un impegno di volontariato: la forza della comunità
Inoltre, l’Associazione di Promozione Sociale Il Pesco fondata da Giuliana Tochet, ha accolto, come parte integrante del progetto, persone che devono adempiere a lavori di pubblica utilità. Grazie a questa collaborazione, si è creata un’importante sinergia che ha permesso di soddisfare esigenze individuali e comunitarie, dimostrando come il volontariato possa generare cambiamento e crescita collettiva.
La stessa associazione è capofila dell’iniziativa, ideata dall’artista ed eco-designer coneglianese Debora Basei, sottolineando l’importanza del coinvolgimento locale.
Un ringraziamento particolare al Sindaco Fabio Chies, agli Assessori Gianbruno Panizzutti e Gaia Maschio, agli uffici comunali, al personale della Piccola Comunità, agli insegnanti della scuola, ai professionisti, a Luca e a tutti i volontari e ai sostenitori che hanno reso possibile questo allestimento creativo.
Si ringraziano, inoltre, i proprietari dell’immobile per la sensibilità dimostrata.
partner materiali:
Memorial
I laboratori nelle scuole
5 giugno, 2025
L’Assessore Gianbruno Panizzutti, l’ideatrice del progetto Debora Basei, Federica Pauletto in rappresentanza di Dersut Caffè consegnano gli attestati agli studenti delle scuole ai professionisti l’Artista Franco Corrocher e Chiara dal’Armellina e a Giuliana Tochet fondatrice dell’associazione il Pesco.